Come mio nonno seduto sotto il pino, con le mani appoggiate sul bastone ricurvo di umile e nobile ulivo, sto. E sopra di esse anch'io il mento appoggio. Gli occhi a fessura a proteggermi dal sole che, per fortuna, la chioma del pino tiene lontano. E scopro quanto è bello ringraziare Dio per la vita, per questo venticello e l'ombra benedetta. Le cicale, monotone, cantano e assordano l'aria del primo meriggio. Le formiche, infaticabili, muovono. La lucertola si allontana timorosa e vigile in cerca di una pietra assolata. E io, immobile, che nulla guardo ma tutto vedo, penso con affetto a quella statua inerte a cui giocavo accanto.
Isidoro Spanò